Solito posto solita ora - il racconto della raccolta STORIE SPECIALI DI PERSONE NORMALI finalista del concorso Premio città di Melegnano
Solito posto solita ora
1.
Che notte.
Mai
fatto l’amore così.
Con
questa passione, questo coinvolgimento.
L’avevo
preparata bene, lo so. Cenetta in un ristorante elegante, passeggiata sul lungo
mare qui a Rimini, due bicchieri di champagne in camera, hotel di lusso. Poi
baci, profumi, sapori, passione, tenerezza. E ancora, di nuovo.
E’
quasi l’alba, vedo già le prime luci del mattino farsi largo tra le persiane
semichiuse.
Peccato
che sia finita, non volevo ci addormentassimo, per goderci ogni minuto di
questa notte, ma siamo crollati.
Guardala.
Dorme ancora. Capelli biondi mossi, occhi chiari, labbra carnose, un faccino da
monella. E che fisico, mai avuta roba così tra le braccia. La adoro. Anzi, no,
forse… forse la amo. Addirittura. Non dovrei pensare così di una donna che non
è la mia, di donna. Eh no. Almeno non ufficialmente. E’ la mia amante. E io il
suo. Entrambi sposati, entrambi con figli.
Mia
moglie ha poco meno dei miei anni. Non è rimasto niente del tempo in cui
eravamo sposati non per convenzione, come ora, ma per davvero. Lei è sempre
stressata, occupata, oppure stanca. Esce tardi dal lavoro, il bambino da andare
a prendere da mia suocera, la cena… Non voglio certo essere un cattivo genitore
ma, che diamine, io, noi, veniamo sempre dopo. Sempre per ultimi. Ormai
facciamo l’amore solo ogni tanto, raramente. E poi come, lo facciamo. Come due
che vanno in ufficio o al supermercato. Un dovere, una scocciatura quasi. Sono
convinto che se io non mi facessi mai avanti non lo faremmo neanche più. E’
vita da innamorati, questa? No, no. Da
marito e moglie, magari questo si. Paghiamo il mutuo, la scuola del bambino, le
tasse, le bollette, facciamo la spesa, ci scambiamo i regali a Natale. E basta,
tutto qua. Non chiedo molto, mi basterebbe ogni tanto una cenetta tra noi due,
una carezza, un bacio appassionato. Io ho ancora voglia, bisogno, di queste
cose. Non ho mica ottant’anni, caspita. Invece da quando è arrivata questa
nuova donna, nella mia vita, mi sono sentito come se con gli anni fossi tornato
a venti! Dal primo istante che l’ho vista, sono rimasto colpito. Ero… sono
occupato, lo so benissimo, ma in quei giorni ero davvero giù. Forse una voglia
di rivalsa, o solo di novità ed emozioni, ma ho pensato subito “io con questa
ci voglio uscire a cena. Subito. Stasera.” E così è successo.
Lavora
come responsabile del personale in una piccola azienda vicino Rimini, a Imola. Ero
lì per fare il mio lavoro, ovvero vendere e montare fotocopiatrici nelle
aziende del nord Italia. Non è niente di che, non sono un ricco imprenditore o
un importante avvocato. Ma mi piace perché mi permette di stare fuori casa
anche la notte, due o tre giorni la settimana, a seconda di dove si trova il
cliente. Respirare. Sentirmi ancora giovane e pieno di vita.
Ero
lì, che montavo la fotocopiatrice nuova di zecca e spiegavo a questa bionda
come farla andare. Di qui si fanno le copie, di là lo scanner, di qua la
stampante. Intanto pensavo a ben altro. A come usare le mani in modo diverso.
Finita la dimostrazione avevo ancora puntati addosso quegli occhi azzurri. Ebbi
l’impressione che mi stavano spogliando. Mi ripresi dicendo, con il sorriso
migliore che potevo esibire, “se qualcosa non le è chiaro potrei spiegargliela
di fronte ad una bella pizza, stasera”.
I
suoi occhi mi spogliarono. Tre ore dopo eravamo avvinghiati in un turbine di
baci. Ci siamo salutati così, prima di mezzanotte. Lei non voleva farsi
coinvolgere subito in una notte di sesso. E poi doveva rientrare a casa, per
suo figlio. No, non per suo marito. Tra loro non c’è più rapporto, ne
interesse. Sono tornato in hotel da solo, pensando alla sua fantastica bocca
carnosa, un filo di lucidalabbra, il profumo. Mi sentivo… no, non giovane… diciamo
nuovo.
La
settimana dopo ho preso un giorno di ferie per tornare ad Imola, da Milano,
inventando una scusa di lavoro con mia moglie.
Aperitivo, hotel… Ci siamo fatti portare la cena in camera, due
tramezzini e una coca, a mezzanotte! Mi viene da ridere a ricordarlo. Due
ragazzini. Ed eccoci ancora qua. Sono passati mesi, ci siamo visti qui da lei
in Romagna, una volta è venuta a Milano. Bugie, corse, paure, batticuore, telefonate.
Non so come e se mai finirà, ma per ora penso che è ancora come quel primo
giorno. Anzi no, di più.
E
la fotocopiatrice funziona benissimo.
-Amore?
Sei sveglio?-
-Ehi
bionda, buongiorno-
-Buongiorno.
Mmmhhh dai non mi chiamare bionda, sai che non mi piace, te l’ho già detto
altre volte…-
-E
come ti devo chiamare? Dammi un bacio-
-Non
lo so, fai te… Chiamami con il mio diminutivo, chiamami tesoro, o amore o come
vuoi ma non bionda. Mi fai sentire una… una bambola-
-Va
bene, come vuoi… Comunque sei una bionda stupenda-
-Grazie…
ma ne sei proprio sicuro? Anche appena
sveglia?-
-Sei
bella. Bellissima. Anche di primo mattino! C’è bisogno che te lo dica? Lo sai
che sono pazzo di te-
-Davvero?
Mio marito non me lo dice più, da tempo. Quando è casa, cioè quasi mai, non mi
da molta considerazione. Finisce la cena e se ne va in soggiorno a vedere
sempre qualche partita di pallone. Sembra che le fanno apposta per lui! Si
addormenta sul divano e poi viene a letto a dormire. Figurati se mi fa un
complimento appena sveglia!-
-Sbaglia.
Bisogna ricordarsi sempre delle cose belle, quando ci sono. E dar loro il
giusto valore. Altrimenti diventano come le altre. E non sono più belle-
-Quando
sto con te mi sento sempre desiderata. Sei adorabile. Ti amo-
-Per
me è lo stesso. E ti amo anche io. Come hai passato la notte? Dormito bene?-
-Si,
ho fatto un bel sogno. Sognavo che eravamo al mare su una barca, soli io e te.
Eravamo spensierati. Non come quando ci vediamo. Con molta passione ma anche con
tutte le nostre paure. Di venire scoperti. Di non essere buoni genitori. Che
tutto finisca…-
-Non
pensare adesso a queste cose. Godiamoci il risveglio, facciamoci un po’ di
coccole e una bella colazione! Tra poco dobbiamo alzarci-
-Hai
ragione. Ma tutti questi pensieri non mi facevano addormentare. Tu, invece,
dopo che l’abbiamo fatto la seconda volta ti sei addormentato come un ghiro!
Russavi pure-
-Mi
spiace. Sarei rimasto ancora un po’ sveglio ma ero distrutto. Non riuscivi ad
addormentarti? Dovevi svegliarmi-
-No,
non riuscivo a dormire. Tu invece eri beato… non ho voluto disturbarti con i
miei brutti pensieri-
-In
particolare? Se vuoi me li dici…-
-Sono
sincera. E molto seria. Ti sto per dire una cosa brutta, è da un po’ che ci
penso. Mi sono convinta, anche se mi viene da piangere…-
-Dimmi-
-Penso
che… che dovremmo piantarla qui, amore mio. Io… io non riesco ad andare avanti
così. Più il tempo passa più mi convinco che stare con te è quello che voglio,
è l’amore vero, sento che saresti la persona giusta. Come dovrebbe essere in
una coppia bella come la nostra-
-Amore
non ti capisco. Sei felice della nostra storia ma vuoi far finire tutto? E poi
lo so che la fotocopiatrice l’hai rotta tu, di nuovo, per farmi tornare…-
-Sapevo
te ne saresti accorto. Farei qualsiasi cosa per rivederti. La nostra relazione è
cresciuta tanto, per me ormai non sei solo un amante occasionale, ti vorrei
sempre. Svegliarmi e andare a letto con te. Non mi basta più il vederci ogni
tanto, tutte queste corse, queste bugie che diciamo di continuo. Mi sento
sempre più in colpa e a disagio con me stessa, soprattutto quando mento a mio
figlio. E, contemporaneamente, sento di stare così bene con te che vorrei passare
la vita di tutti i giorni insieme, senza nasconderci. Solo che… come facciamo
con le nostre esistenze con altre persone che ci hanno dato dei figli, una casa, i loro parenti che ormai sono
nostri, da anni… dovremmo rivoluzionare del tutto la nostra vita ma ne siamo
capaci? E’ davvero la scelta giusta? E se poi tra un anno non andiamo più
d’accordo? Pensavo a queste cose, ieri, prima di addormentarmi-
-Già.
Sinceramente ci pensavo anche io, da qualche settimana. E, non mi fa certo
felice ammetterlo, ma sono d’accordo con te sul fatto che non mi basta, che non
ci basta più, questa vita clandestina. Vorrei tu fossi la mia compagna
ufficiale, poter stare con te quando voglio, andare in vacanza assieme. E
magari… si magari avere anche un figlio!-
-Te
la sentiresti davvero di mandare tutto all’aria? E di perdere il tuo bambino?
Lo sai che lo affiderebbero a sua madre e a te non resterebbe che un pomeriggio
nel week end per vederlo-
-E
si, lo so. Infatti non voglio pensare a questa cosa. Non per ora. Lasciamo tutto
come sta, viviamo alla giornata, così come viene-
-Mi
piacerebbe. Ti amo, lo sai, farei di tutto per stare ancora con te, davvero.
Però anche se facessimo così non saremmo contenti comunque. O almeno lo saremmo
quando ci incontriamo, ma per sprofondare nella tristezza quando ci lasciamo.
Alti e bassi. Altissimi e bassissimi. Il nostro amore merita di più, ma se non
possiamo ci conviene lasciar perdere-
-No,
non voglio. Dopo questa nottata poi… Ho capito che ti amo davvero. E come
faccio adesso, a lasciarti così, come un amore finito, se finito non lo è per
niente? Che situazione…-
-Già,
che situazione. Troppo innamorati per stare lontani, troppo complicati per
stare vicini. E cominciamo a penare per questa cosa. Stiamo rovinando tutto-
-Magari
hai ragione. Il nostro amore è nato forte e spontaneo, non merita di morire
lentamente tra dubbi e paure. Ora fatti baciare. Poi ci vestiremo, prenderemo
le nostre cose, faremo colazione. E proveremo a dirci addio.
Chi
l’avrebbe mai detto, che sarebbe finita in questo modo, da un giorno all’altro.
Anche se, a pensarci bene, è così che è nata, in un pomeriggio, ed è così che è
giusto finisca. Senza avere rimpianti. E ci resti un bel ricordo di un periodo
felice. E’ deciso.
-Preso
la borsa… ehm…bionda?-
-Si,
arrivo-
-Era
buona la colazione?-
-Non
l’ho nemmeno gustata-
-Sei
triste eh? Io sembra non lo sia ma faccio di tutto per non credere che ci
stiamo dicendo addio-
-Dobbiamo
farlo. E’ meglio così per entrambi, vedrai. Tra qualche mese sarà tutto un
ricordo. Torneremo alle nostre vite senza entusiasmo ma almeno finiremo questa
esistenza travagliata-
-Pensa
che Romeo e Giulietta si uccisero. Mano nella mano. Non potevano vivere il loro
amore, non aveva senso vivere…-
-Ma
noi non arriveremo a tanto! Che sciocco sei! Almeno mi fai sorridere. La
priorità sono i nostri figli. La vita che abbiamo vissuto fino a qui. Vedrai,
sarà stato come un sogno. Ti svegli, è stato bello, è finito ma ti resta il
ricordo-
-Io
la macchina ce l’ho di là-
-Io
ho posteggiato di fianco quelle case-
-Come
facciamo ad essere entrambi sicuri che l’altro non si faccia più vivo? Dobbiamo
evitare ripensamenti. Ci farebbero ancora più male. Di certo non posso
presentarmi ancora dove lavori-
-Cancelliamo
i numeri di telefono. E’ l’unico modo che abbiamo per sentirci-
-Cancellato.
Tu?-
-Ecco
fatto-
-Un
ultimo bacio?-
-No.
Addio. Ti ho amato. Ti ricorderò sempre. Vado, che tra poco starò piangendo-
-Addio…
bionda-
Non
devo girarmi a guardarla. Dove cavolo ho messo le chiavi?
Passo
dall’ufficio, poi diritto a casa. Il mio ometto mi aspetta. Mia moglie, non so,
forse no, ma fa nulla. Se mi chiede qualcosa le dico… le dico che la
fotocopiatrice qui è di nuovo a posto.
Ecco
il casello. Tra poco sono arrivato.
Che
tristezza. Mi sento morire. Che donna. La amavo davvero. Con lei la vita era
speciale.
Magari
appena arrivo in ditta la chiamo, almeno so come sta.
Ah
no, che scemo, abbiamo cancellato i numeri! Avrei quello del suo ufficio ma
dovrei passare dal centralino, spiegare, inventare…
Aspetta…
forse è rimasto qualche messaggio! Di solito li cancello, per non lasciare
tracce, ma magari quello di ieri si è salvato!
Vediamo.
Eccolo!
Che
faccio? Si la chiamo. Magari è lì che piange. Sarà una sorpresa.
-Amore?-
-Amore!-
-Mi
manchi già-
-Anche
tu-
-Non
può essere. Non ce la faccio, bionda-
-Neanche
io. Quando ti ho visto andar via… ti… ti avrei seguito. Dai vediamoci ancora.
L’ultima. Quando?-
-Settimana
prossima? Lunedi-
-Solito
posto-
-Solita
ora-.
Maggio
2016
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