Solito posto solita ora - il racconto della raccolta STORIE SPECIALI DI PERSONE NORMALI finalista del concorso Premio città di Melegnano


Solito posto solita ora
                                                             
                                                     di Marco Caneva

1.

Che  notte.
Mai fatto l’amore così.
Con questa passione, questo coinvolgimento.
L’avevo preparata bene, lo so. Cenetta in un ristorante elegante, passeggiata sul lungo mare qui a Rimini, due bicchieri di champagne in camera, hotel di lusso. Poi baci, profumi, sapori, passione, tenerezza. E ancora, di nuovo.
E’ quasi l’alba, vedo già le prime luci del mattino farsi largo tra le persiane semichiuse.
Peccato che sia finita, non volevo ci addormentassimo, per goderci ogni minuto di questa notte, ma siamo crollati.
Guardala. Dorme ancora. Capelli biondi mossi, occhi chiari, labbra carnose, un faccino da monella. E che fisico, mai avuta roba così tra le braccia. La adoro. Anzi, no, forse… forse la amo. Addirittura. Non dovrei pensare così di una donna che non è la mia, di donna. Eh no. Almeno non ufficialmente. E’ la mia amante. E io il suo. Entrambi sposati, entrambi con figli.
Mia moglie ha poco meno dei miei anni. Non è rimasto niente del tempo in cui eravamo sposati non per convenzione, come ora, ma per davvero. Lei è sempre stressata, occupata, oppure stanca. Esce tardi dal lavoro, il bambino da andare a prendere da mia suocera, la cena… Non voglio certo essere un cattivo genitore ma, che diamine, io, noi, veniamo sempre dopo. Sempre per ultimi. Ormai facciamo l’amore solo ogni tanto, raramente. E poi come, lo facciamo. Come due che vanno in ufficio o al supermercato. Un dovere, una scocciatura quasi. Sono convinto che se io non mi facessi mai avanti non lo faremmo neanche più. E’ vita da innamorati, questa? No, no.  Da marito e moglie, magari questo si. Paghiamo il mutuo, la scuola del bambino, le tasse, le bollette, facciamo la spesa, ci scambiamo i regali a Natale. E basta, tutto qua. Non chiedo molto, mi basterebbe ogni tanto una cenetta tra noi due, una carezza, un bacio appassionato. Io ho ancora voglia, bisogno, di queste cose. Non ho mica ottant’anni, caspita. Invece da quando è arrivata questa nuova donna, nella mia vita, mi sono sentito come se con gli anni fossi tornato a venti! Dal primo istante che l’ho vista, sono rimasto colpito. Ero… sono occupato, lo so benissimo, ma in quei giorni ero davvero giù. Forse una voglia di rivalsa, o solo di novità ed emozioni, ma ho pensato subito “io con questa ci voglio uscire a cena. Subito. Stasera.” E così è successo.
Lavora come responsabile del personale in una piccola azienda vicino Rimini, a Imola. Ero lì per fare il mio lavoro, ovvero vendere e montare fotocopiatrici nelle aziende del nord Italia. Non è niente di che, non sono un ricco imprenditore o un importante avvocato. Ma mi piace perché mi permette di stare fuori casa anche la notte, due o tre giorni la settimana, a seconda di dove si trova il cliente. Respirare. Sentirmi ancora giovane e pieno di vita.
Ero lì, che montavo la fotocopiatrice nuova di zecca e spiegavo a questa bionda come farla andare. Di qui si fanno le copie, di là lo scanner, di qua la stampante. Intanto pensavo a ben altro. A come usare le mani in modo diverso. Finita la dimostrazione avevo ancora puntati addosso quegli occhi azzurri. Ebbi l’impressione che mi stavano spogliando. Mi ripresi dicendo, con il sorriso migliore che potevo esibire, “se qualcosa non le è chiaro potrei spiegargliela di fronte ad una bella pizza, stasera”.
I suoi occhi mi spogliarono. Tre ore dopo eravamo avvinghiati in un turbine di baci. Ci siamo salutati così, prima di mezzanotte. Lei non voleva farsi coinvolgere subito in una notte di sesso. E poi doveva rientrare a casa, per suo figlio. No, non per suo marito. Tra loro non c’è più rapporto, ne interesse. Sono tornato in hotel da solo, pensando alla sua fantastica bocca carnosa, un filo di lucidalabbra, il profumo. Mi sentivo… no, non giovane… diciamo nuovo.
La settimana dopo ho preso un giorno di ferie per tornare ad Imola, da Milano, inventando una scusa di lavoro con mia moglie.  Aperitivo, hotel… Ci siamo fatti portare la cena in camera, due tramezzini e una coca, a mezzanotte! Mi viene da ridere a ricordarlo. Due ragazzini. Ed eccoci ancora qua. Sono passati mesi, ci siamo visti qui da lei in Romagna, una volta è venuta a Milano. Bugie, corse, paure, batticuore, telefonate. Non so come e se mai finirà, ma per ora penso che è ancora come quel primo giorno. Anzi no, di più.
E la fotocopiatrice funziona benissimo.

 2.

-Amore? Sei sveglio?-
-Ehi bionda, buongiorno-
-Buongiorno. Mmmhhh dai non mi chiamare bionda, sai che non mi piace, te l’ho già detto altre volte…-
-E come ti devo chiamare? Dammi un bacio-
-Non lo so, fai te… Chiamami con il mio diminutivo, chiamami tesoro, o amore o come vuoi ma non bionda. Mi fai sentire una… una bambola-
-Va bene, come vuoi… Comunque sei una bionda stupenda-
-Grazie… ma ne sei proprio sicuro?  Anche appena sveglia?-
-Sei bella. Bellissima. Anche di primo mattino! C’è bisogno che te lo dica? Lo sai che sono pazzo di te-
-Davvero? Mio marito non me lo dice più, da tempo. Quando è casa, cioè quasi mai, non mi da molta considerazione. Finisce la cena e se ne va in soggiorno a vedere sempre qualche partita di pallone. Sembra che le fanno apposta per lui! Si addormenta sul divano e poi viene a letto a dormire. Figurati se mi fa un complimento appena sveglia!-
-Sbaglia. Bisogna ricordarsi sempre delle cose belle, quando ci sono. E dar loro il giusto valore. Altrimenti diventano come le altre. E non sono più belle-
-Quando sto con te mi sento sempre desiderata. Sei adorabile. Ti amo-
-Per me è lo stesso. E ti amo anche io. Come hai passato la notte? Dormito bene?-
-Si, ho fatto un bel sogno. Sognavo che eravamo al mare su una barca, soli io e te. Eravamo spensierati. Non come quando ci vediamo. Con molta passione ma anche con tutte le nostre paure. Di venire scoperti. Di non essere buoni genitori. Che tutto finisca…-
-Non pensare adesso a queste cose. Godiamoci il risveglio, facciamoci un po’ di coccole e una bella colazione! Tra poco dobbiamo alzarci-
-Hai ragione. Ma tutti questi pensieri non mi facevano addormentare. Tu, invece, dopo che l’abbiamo fatto la seconda volta ti sei addormentato come un ghiro! Russavi pure-
-Mi spiace. Sarei rimasto ancora un po’ sveglio ma ero distrutto. Non riuscivi ad addormentarti? Dovevi svegliarmi-
-No, non riuscivo a dormire. Tu invece eri beato… non ho voluto disturbarti con i miei brutti pensieri-
-In particolare? Se vuoi me li dici…-
-Sono sincera. E molto seria. Ti sto per dire una cosa brutta, è da un po’ che ci penso. Mi sono convinta, anche se mi viene da piangere…-
-Dimmi-
-Penso che… che dovremmo piantarla qui, amore mio. Io… io non riesco ad andare avanti così. Più il tempo passa più mi convinco che stare con te è quello che voglio, è l’amore vero, sento che saresti la persona giusta. Come dovrebbe essere in una coppia bella come la nostra-
-Amore non ti capisco. Sei felice della nostra storia ma vuoi far finire tutto? E poi lo so che la fotocopiatrice l’hai rotta tu, di nuovo, per farmi tornare…-
-Sapevo te ne saresti accorto. Farei qualsiasi cosa per rivederti. La nostra relazione è cresciuta tanto, per me ormai non sei solo un amante occasionale, ti vorrei sempre. Svegliarmi e andare a letto con te. Non mi basta più il vederci ogni tanto, tutte queste corse, queste bugie che diciamo di continuo. Mi sento sempre più in colpa e a disagio con me stessa, soprattutto quando mento a mio figlio. E, contemporaneamente, sento di stare così bene con te che vorrei passare la vita di tutti i giorni insieme, senza nasconderci. Solo che… come facciamo con le nostre esistenze con altre persone che ci hanno dato dei figli,  una casa, i loro parenti che ormai sono nostri, da anni… dovremmo rivoluzionare del tutto la nostra vita ma ne siamo capaci? E’ davvero la scelta giusta? E se poi tra un anno non andiamo più d’accordo? Pensavo a queste cose, ieri, prima di addormentarmi-
-Già. Sinceramente ci pensavo anche io, da qualche settimana. E, non mi fa certo felice ammetterlo, ma sono d’accordo con te sul fatto che non mi basta, che non ci basta più, questa vita clandestina. Vorrei tu fossi la mia compagna ufficiale, poter stare con te quando voglio, andare in vacanza assieme. E magari… si magari avere anche un figlio!-
-Te la sentiresti davvero di mandare tutto all’aria? E di perdere il tuo bambino? Lo sai che lo affiderebbero a sua madre e a te non resterebbe che un pomeriggio nel week end per vederlo-
-E si, lo so. Infatti non voglio pensare a questa cosa. Non per ora. Lasciamo tutto come sta, viviamo alla giornata, così come viene-
-Mi piacerebbe. Ti amo, lo sai, farei di tutto per stare ancora con te, davvero. Però anche se facessimo così non saremmo contenti comunque. O almeno lo saremmo quando ci incontriamo, ma per sprofondare nella tristezza quando ci lasciamo. Alti e bassi. Altissimi e bassissimi. Il nostro amore merita di più, ma se non possiamo ci conviene lasciar perdere-
-No, non voglio. Dopo questa nottata poi… Ho capito che ti amo davvero. E come faccio adesso, a lasciarti così, come un amore finito, se finito non lo è per niente? Che situazione…-    
-Già, che situazione. Troppo innamorati per stare lontani, troppo complicati per stare vicini. E cominciamo a penare per questa cosa. Stiamo rovinando tutto-
-Magari hai ragione. Il nostro amore è nato forte e spontaneo, non merita di morire lentamente tra dubbi e paure. Ora fatti baciare. Poi ci vestiremo, prenderemo le nostre cose, faremo colazione. E proveremo a dirci addio.


 3.

Chi l’avrebbe mai detto, che sarebbe finita in questo modo, da un giorno all’altro. Anche se, a pensarci bene, è così che è nata, in un pomeriggio, ed è così che è giusto finisca. Senza avere rimpianti. E ci resti un bel ricordo di un periodo felice. E’ deciso.
-Preso la borsa… ehm…bionda?-
-Si, arrivo-
-Era buona la colazione?-
-Non l’ho nemmeno gustata-
-Sei triste eh? Io sembra non lo sia ma faccio di tutto per non credere che ci stiamo dicendo addio-
-Dobbiamo farlo. E’ meglio così per entrambi, vedrai. Tra qualche mese sarà tutto un ricordo. Torneremo alle nostre vite senza entusiasmo ma almeno finiremo questa esistenza travagliata-
-Pensa che Romeo e Giulietta si uccisero. Mano nella mano. Non potevano vivere il loro amore, non aveva senso vivere…-
-Ma noi non arriveremo a tanto! Che sciocco sei! Almeno mi fai sorridere. La priorità sono i nostri figli. La vita che abbiamo vissuto fino a qui. Vedrai, sarà stato come un sogno. Ti svegli, è stato bello, è finito ma ti resta il ricordo-
-Io la macchina ce l’ho di là-
-Io ho posteggiato di fianco quelle case-
-Come facciamo ad essere entrambi sicuri che l’altro non si faccia più vivo? Dobbiamo evitare ripensamenti. Ci farebbero ancora più male. Di certo non posso presentarmi ancora dove lavori-
-Cancelliamo i numeri di telefono. E’ l’unico modo che abbiamo per sentirci-
-Cancellato. Tu?-
-Ecco fatto-
-Un ultimo bacio?-
-No. Addio. Ti ho amato. Ti ricorderò sempre. Vado, che tra poco starò piangendo-
-Addio… bionda-
Non devo girarmi a guardarla. Dove cavolo ho messo le chiavi?
Passo dall’ufficio, poi diritto a casa. Il mio ometto mi aspetta. Mia moglie, non so, forse no, ma fa nulla. Se mi chiede qualcosa le dico… le dico che la fotocopiatrice qui è di nuovo a posto.


 4.

Ecco il casello. Tra poco sono arrivato.
Che tristezza. Mi sento morire. Che donna. La amavo davvero. Con lei la vita era speciale.
Magari appena arrivo in ditta la chiamo, almeno so come sta.
Ah no, che scemo, abbiamo cancellato i numeri! Avrei quello del suo ufficio ma dovrei passare dal centralino, spiegare, inventare…
Aspetta… forse è rimasto qualche messaggio! Di solito li cancello, per non lasciare tracce, ma magari quello di ieri si è salvato!
Vediamo.
Eccolo!
Che faccio? Si la chiamo. Magari è lì che piange. Sarà una sorpresa.
-Amore?-
-Amore!-
-Mi manchi già-
-Anche tu-
-Non può essere. Non ce la faccio, bionda-
-Neanche io. Quando ti ho visto andar via… ti… ti avrei seguito. Dai vediamoci ancora. L’ultima. Quando?-
-Settimana prossima? Lunedi-
-Solito posto-
-Solita ora-.





Maggio 2016


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